Filippo Gaggini

Per Julia

Julia mi chiamava Filička (non so se si scrive così, ma spero renda l’idea).
Ho avuto la fortuna di vivere con Julia, e non solo di conoscerla.
Julia ha fatto parte – e lo è ancora, parte – della nostra famiglia.
Di lei ho impresso dentro nel profondo la straordinaria eleganza e presenza che aveva. In tutto.
Era abitudine avere Julia a casa per il pranzo domenicale. Io passavo sempre a prenderla in auto. Appena salita ci baciavamo e poi le tenevo la mano mentre guidavo. Un momento nostro. Mi chiedeva come stavo ma le bastava tenermi per mano, per capirlo.
Amavo ascoltare i suoi racconti di donna e di grande traduttrice e insegnante. L’avrei ascoltata per ore. Divertente, mai scontata, piena di vita, lucida e avanti… sempre avanti. I suoi racconti erano un misto di aneddoti, di spunti per la vita di tutti i giorni
Julia era una donna molto determinata… Chiedeva molto agli altri, ma perché molto chiedeva a se stessa e molto dava agli altri.
Averla in casa era come avere una stella che attira l’attenzione e che ti regala tanta luce. E una stella è diventata, alla fine.
L’ho aiutata nelle gestione delle scartoffie burocratiche, l’ho accompagnata in alcuni viaggi delle sue vacanze estive, l’ho accarezzata in ospedale nei momenti faticosi della sua vita… Mi ha regalato un ruolo da angelo custode, nelle sue memorie, e mi chiamava Filippo il bello…
Julia è ancora presente in mezzo a noi. E lo sarà per sempre. Perché ci ha insegnato ad amare la vita.