Julia
Una presenza è tale perché provoca un cambiamento: in questo senso Julia è stata ed è presente. Arrivò nella mia vita quando ero una giovane insegnante di lingua russa in Cattolica, nel 1992. La caduta del muro di Berlino aveva riempito le aule delle nostre università di studenti desiderosi di imparare il russo, e questa fu una delle fortune al mio rientro in Italia dopo quattro anni di dottorato in Germania. La scoperta de Il russo per Italiani fu la seconda. Quel manuale dalla copertina blu elettrico ha accompagnato i miei primi passi di lettrice di russo come una guida sicura e intelligente (su quanta intelligenza e bontà umane possano passare attraverso un libro ci sarebbe da riflettere).
Agli inizi degli anni 2000 ebbi l’occasione di conoscere Julia da vicino, quando per qualche anno lavorò in Cattolica come docente di lingua russa. Allora capii che dietro quel manuale c’era una persona vivace e appassionata, una russa dall’italiano davvero perfetto (l’unica da cui non abbia mai sentito sbagliare un articolo, l’errore che i russi non riescono mai ad evitare del tutto). Mi colpì soprattutto la simpatia con cui guardava i giovani, certa della loro capacità di crescere e di imparare, e il rispetto affettuoso e pieno di stima per i colleghi. Di quegli anni restano ancora oggi alcuni rapporti che non si sono più interrotti, anche quando Julia non poté più insegnare da noi, avendo esaurito tutte le possibilità contrattuali – ordinarie e straordinarie – che potevano permetterle di lavorare oltre l’età pensionabile. Sì, perché questo è il cambiamento che ogni presenza provoca: accende rapporti che sanno attraversare il buio della morte.
Anna Bonola